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Cos’è la Diastasi

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I muscoli addominali chiudono anteriormente la parete addominale e hanno la funzione di ‘contenitore’ per gestire le pressioni che si sviluppano nei gesti della vita quotidiana. Se, a seguito di parto, la parete addominale rimane aperta, viene meno questo ruolo di contenimento e possono verificarsi prolassi o altri sintomi connessi al pavimento pelvico come l’incontinenza da sforzo e alterazioni della vita sessuale

Quando sì verifica la diastasi addominale?

Questo allontanamento dei muscoli retti dell’addome è chiamata Diastasi addominale. 

Spesso si verifica dopo una gravidanza. Nel periodo di gestazione infatti i muscoli addominali si allontanano per fare spazio al bambino e cercano poi di richiudersi nei dodici mesi successivi al parto. Può accadere però che questo riavvicinamento non si completi e che rimanga una sorta di canale lungo la linea alba, ovvero quella linea che va dall’inizio dello sterno al pube passando per l’ombelico.

Il segno più comune della diastasi addominale è il gonfiore, quello che spesso porta chi lo nota a fare domande del tipo “a che mese sei?”

La mancata conoscenza di questa patologia, facilmente diagnosticabile durante un semplice visita medica di routine, porta molte persone a credere che la caratteristica pancia a forma di pera sia sintomo di gonfiore addominale.  In realtà si tratta di un deficit funzionale dei muscoli addominali. 

Un altro sintomo caratteristico della diastasi è la famosa “pinna” o “cresta” che si forma lungo la linea alba in fase di attivazione dei muscoli addominali. 

La diastasi spesso porta con sè anche altri disagi, dalle difficoltà digestive, al dolore alle anche, alla schiena e al bacino fino ad arrivare all’aumentato rischio di ernie.


La diastasi addominale può interessare anche persone anziane, chi è in forte sovrappeso e chi pratica un’attività fisica troppo intensa. La diastasi dei retti addominali colpisce anche gli uomini e in alcuni casi è congenita.

Come fare a sapere se soffri di diastasi addominale?

Ecco un test molto semplice di autovalutazione:

  • Sdraiati sulla schiena, fletti le ginocchia e posiziona le dita sopra l’altezza dell’ombelico
  • Fai un respiro profondo e piega leggermente il tronco sollevando la testa e le spalle
  • Aumenta gradualmente la pressione con le dita per sentire se vi è spazio tra i retti
  • Calcola la misura dello spazio contando il numero di dita necessarie per riempire l’intero spazio (uno spazio di più di 2 dita e mezzo è considerato eccessivo)
  • Ripeti il ​​processo sopra e sotto l’ombelico per rilevare se si tratta di un’area piccola o grande

Una larghezza maggiore di 2 cm della linea mediana (o linea alba) è considerata diastasi addominale, che può essere così classificata:

  • inferiore a 3 cm: diastasi di grado lieve
  • tra i 3 e i 5 cm: diastasi di grado moderato
  • maggiore di 5 cm: diastasi di grado severo.

Per curare la diastasi addominale si può optare per un percorso di allenamento che preveda la tonificazione della parete addominale. È necessario per tenere sotto controllo i sintomi ed evitare il peggioramento. Sono sconsigliati i classici esercizi addominali “fai-da-te”, come i crunch, perché possono peggiorare la patologia. Tecniche posturali respiratorie, esercizi hipopressivi a volte anche in abbinamento con esercizi isometrici sono alcune delle strategie di intervento. 

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